Immaginazione e spazio creativo

Talvolta una fotografia è un innesco.

Percepiamo qualcosa, potremmo dire l’alone di una sensazione, l’emozione di un modo di sentirsi, o di essere, o di voler essere. Lo percepiamo. È una sensazione eterea che non riusciremmo mai dire a parole, ma che sentiamo benissimo, si fa sentire bene cos’è a livello di emozione. Non la afferriamo ma sentiamo la sensazione.

Se proviamo a capire di più, se proviamo a concentrarci su quella sensazione, può accadere che l’immaginazione – se non la ostacoliamo – comincia a restituirci qualche immagine, qualche scena, qualche visione.
Potremmo dire che l’immaginazione fa una traduzione. Non è una fantasia, perché non abbiamo controllo sulle immagini che vediamo. Semplicemente arrivano, succedono. L’immaginazione è come un organo di senso che percepisce e trasforma in segnali.

Quello che possiamo fare è provare a seguire quelle immagini. Possiamo provare a guardare bene le immagini che ci arrivano, senza cercare di prenderne il controllo. Le assecondiamo, magari provando a dare qualche piccolo input, ma facendo sempre attenzione a lasciarla libera, a lasciare che faccia il suo lavoro.
Può succedere così che in certi momenti si avrà la sensazione di aver creato da se’ quello che si sta “vedendo”. In altri però si avranno delle grosse sorprese, e verrà da dire “E questo? Da dove viene?”

A volte non te ne accorgi. Come quando si sente un suono ma non lo si ascolta.
Altre volte, invece, si aprono mondi meravigliosi.
Da lì può cominciare a scorrere un fiume sotterraneo che sbucherà, magari dopo giorni nella forma di un’idea creativa.

Gianluca Sgreva

immaginazione e spazio creativo